Gazal,
con quel piccolo ragionamento, volevo solo sottolineare come l'essere rivoluzionario e essere Santo (compassionevole, altruista, alla ricerca dello status insofferente) significa in realtà essere (forse) la stessa cosa. La lotta armata per cambiare e per raggiungere quell'equità sociale che ci permette poi di dedicarci alla ricerca di noi stessi è giustificata. A Cuba successe proprio questo. Tuttavia (e qui lo introduciamo per la prima volta) tutto è
impermanente cosicchè è molto probabile che il tutto si evolva nuovamente e non sempre in modo positivo e continuativo. Ed è quello che è successo a Cuba, in Italia, in Spagna, In Argentina. E' però singolare notare che in alcune Società (scandinave, per esempio) persiste un certo immobilismo e una certa equità sociale per ora non minacciata.
Vale la pena ricordare le Guerre d'indipendenza italiane e successiavemente il delirio di un coglione come un certo sig Bossi?
La carne la mangi perchè ti piace o per compassione?
Il tuo "sabayon" glielo "installi" perchè ti piace o per compassione?
La tua compassione ti piace o ti fa soffrire?
Quando godi, soffri?
Quando soffri, godi?
La felicità dovrebbe essere qualcosa di più che una non-sofferenza:
per quest'ultima bastano un pò di cortisone, di morfina, di mantra... ecc.
C'è un pò di confusione, Gazal!
La non sofferenza è percepire che tutto è impermanente (anche quello stato siociale che auspichiamo libero, democratico, garantista e giusto). La sofferenza esiste (anche con tonnellate di morfina - non saprei disti se con un pò di mescalina....) ma esiste anche un modo per eleiminarla. Successivamente si è felici. Essere compassionevole è partecipare alla impermanenza degli altri e più o meno è quello che dicevi tu.
Vedi Gazal, io ancora non riesco ad accettare tutto questo. Io sono per la lotta e perchè possa intravedere un futuro per i miei figli. Ora come ora c'è una coltre di nebbia... ed è perciò che sono ancora di più incazzato.